IL BLOG


IL MOVIMENTO REALE AL FOTOFINISH CON LO STATO DI COSE LATENTE.


mercoledì 11 dicembre 2013

L'enigma dell'ora

Nel 1871 a Parigi si sparò sugli orologi per strangolare la storia nell’eternità del momento; 
Nel 2014 a Firenze, giusto per ammazzare il tempo, si ristrutturano meccanismi e quadranti piegando le giornate ai propri sbadigli.

lunedì 9 dicembre 2013

Italienische Reise [Eurovision]


Appariranno dei kantiani che neppure nel mondo fenomenico vorranno sentir parlare di pietà, e sconvolgeranno spietatamente con la spada e con la scure il terreno della nostra vita europea, per strappare anche le ultime radici del passato.
(H. Heine)

Il Tedesco per primo, ed egli solo, proclama la missione storica del radicalismo; egli solo è radicale ed egli solo è tale senza aver torto. Nessuno è spietato e privo di riguardi quanto lui: egli infatti non soltanto abbatte il mondo sussistente per poter rimanere in piedi, ma abbatte se stesso. Dove un tedesco si dà ad abbattere, un Dio deve cadere e un mondo perire. Nel Tedesco l’annientamento – cioè la creazione e lo stritolamento di ciò che è temporale – conduce all’eternità.
(M. Stirner)

venerdì 15 novembre 2013

IDOLA, FuORI! 27 - Profezia dallo spazio post-politico

La storia, l'inconscio dell'Europa.
Il Novecento è il grande rimosso, il trauma destinato a ritornare in forme patologiche come sintomo.

lunedì 11 novembre 2013

Ormai solo un Dio ci può salvare


Innanzitutto non si raffigurerà un'immagine sacra che contenga un falso dogma, o che offra agli ignoranti occasione di pericoloso errore. Inoltre non si dovrà rappresentare nulla di falso, di incerto o apocrifo, di superstizioso e di insolito, così si eviterà rigorosamente tutto ciò che sia profano, turpe o osceno, disonesto e procace; e analogamente si eviterà tutto ciò che sia stravagante, che non stimoli gli uomini alla pietà, o che possa offendere l'animo e gli occhi dei fedeli. Un quadro deve essere dipinto in modo tale che l’osservatore possa comprenderne il significato. Se le persone che guardano un quadro non riescono a capirlo, per quanto dotato possa essere l’artista che l’ha dipinto, non si può dire che si tratti di un buon quadro. Le opere d'arte che richiedono una quantità esagerata di spiegazioni non capiteranno più tra le mani dei cittadini.

(Carlo Borromeo, Kim II-sung, Adolf Hitler)

lunedì 4 novembre 2013

venerdì 1 novembre 2013

IDOLA, FuORI! 26 - Specialisti dell'apparenza

Il giornalismo indica un complesso di pratiche caratteristiche di una coscienza interiormente scissa, subalterna al darsi immediato delle cose (gli intercambiabili “fatti del giorno”), incapace di innalzare se stessa alla decifrazione storica del Reale. Il giornalista – che tallona le “notizie vere” (sic!) – è dunque un’anima tisica che non conosce l’intimo travaglio dialettico dello Spirito, ma solo il palpitare romantico del liquame del cuore. Privato di ogni narrazione ideale, quanto più insegue l’attualità del mero fatto, tanto più si scopre infelicemente anacronistico.

Compagni! Camerati!
Rompete le catene, liberate i vostri talenti, smascherate le astute operazioni di disciplinamento sociale sottese all’informazione, alla cronaca, al giornalismo, alla satira, a tutti i sottoprodotti dell’industria culturale.

Diffidate delle agitazioni di superficie, e immergetevi a cogliere la concretezza profonda delle possenti ondate.

giovedì 24 ottobre 2013

XXI




Epoca

Chi potrà, mia epoca, mia belva,
fissarti nelle pupille un istante
e di due secoli agganciare le vertebre
incollandole con il proprio sangue?
Le cose terrestri dalla gola
zampillano sangue carpentiere;
sul limitare dei nuovi giorni
chi, se non il mangiaufo, trema?

La creatura fino a che c’è vita
deve in giro portare la sua schiena,
e l’onda, il flutto al gioco si affidano
di un’invisibile spina dorsale.
Tenera cartilagine di bimbo
è l’epoca neonata della terra:
di nuovo hanno sacrificato l’apice
della vita come fosse un agnello.

Per scioglier l’epoca dalle catene,
per dare inizio a un mondo nuovo
bisogna, a mo’ di flauto, unire insieme
le piegature dei nodosi giorni.
È  l’epoca a gonfiare d’angoscia
umana il flutto che s’increspa; e l’aurea
misura dell’epoca ha il respiro
della vipera nascosta fra l’erba.

E ancora le gemme si gonfieranno,
la vegetazione schizzerà talli,
ma, epoca mia, bellissima e grama,
è in pezzi la tua spina dorsale.
E con un povero sorriso demente
ti volti a guardare crudele e fiacca,
come una belva che fu agile un tempo,
le orme lasciate dalle tue zampe.


Osip Mandel’štam

lunedì 30 settembre 2013

Apostasia


Tutti gli idoli svaniscono di fronte all’energia straordinaria di quest’ultimo, dell’Idolo: che all’individuo, a ciascun individuo, spetti godere, senza alcun limite esterno, di tutto il potere che può. E tuttavia, nelle maglie di quest’Idolo tutte le volontà sono irretite; di fronte ad esso tutte si genuflettono; in esso si eguagliano, si confondono, divengono infinita moltitudine. Si forma così il corpo dell’Anticristo, come “società” degli ultimi uomini. Essi danno vita a “un solo gregge”, ma è un gregge che non tollera pastori, poiché il “pastore” già detta dall’interno di ogni loro movimento e pensiero: che felicità sia a vostra misura; “Che cos’è amore? E creazione? E anelito? E stella?”; è compiuto l’uomo; “si avvicinano i tempi in cui l’uomo non scaglierà più la freccia anelante al di là dell’uomo” (Nietzsche, Prologo di Zarathustra) .

Nessuna anarchia; all’opposto: arché, principio e guida spettano all’ultimo uomo rappresentato dall’Antikeimenos; ma qui l’idea di rappresentazione gioca in forma capovolta rispetto alla figura del katechon
L’Avversario “rappresenta” gli ultimi uomini, che ne costituiscono corpo e energia, predicando la loro “libertà” da ogni “rappresentante”, la loro compiuta autonomia. L’Avversario rappresenta de-costruendo ogni rappresentabilità. 
L’ordine dell’Antikeimenos deve essere sentito dall’ultimo uomo come privo di ogni valenza rappresentativa. L’essere-rappresentati finisce con l’apparirgli sinonimo di violenza o coercizione. È, alla fine, l’idolo del Sé che egli adora. In questo modo l’Empio si oppone a ogni katechon, fino a sradicarlo. Egli “rappresenta” le forze non contenibili, e perciò non rappresentabili, dell’ultimo uomo. Ma irrappresentabile diviene, con ciò stesso, anche ogni trascendente, anzi: l’idea stessa che l’uomo ek-sista in quanto facoltà di trascendersi. Della pura immanenza, chiusa in sé, è impossibile farsi immagine, così come della sovra-essenzialità divina. 
Esausto si fa allora il tempo messianico di fronte all’energia dell’ultimo uomo. Non vi è né Fine, né attesa, se non quella che sempre si ripete della soddisfazione del proprio individuale appetito. L’ultimo uomo eternamente ritorna (il convalescente, in Così parlò Zarathustra), in un’infinita durata scandita dalla produzione e riproduzione dei bisogni. Nella sua inospitale individualità egli è perciò anche l’essere più dipendente che si possa concepire – dipendente dal sistema “universale” che quella produzione e riproduzione assicura. Egli vive, in ogni senso, soltanto nella sua rete. Irretito nel potere dell’Antikeimenos, incapace di innalzarsi. 
La sua epoca – che egli pretende compimento non solo della storia, ma dello stesso genere “uomo” – è quella della rete, proprio nella sua metafisica differenza rispetto al segno della croce, nella sua radicale anticristicità. Le direzioni della prima si dispongono integralmente sull’orizzontale, e il suo progetto consiste nell’annullare nell’hic et nunc dello spazio globale il senso stesso del tempo escatologico-messianico; quelle della croce, all’opposto, segnano l’irrompere imprevedibile dell’Eterno sul piano della distensio temporis – Eterno che sempre su di esso si rappresenta, ma sempre anche, insieme, si ri-vela.

(da Cacciari, M., Il potere che frena, Adelphi)

martedì 2 luglio 2013

domenica 5 maggio 2013

Giorno del promemoria

17. Ma deve essere tenuta in scarsa considerazione la dottrina di coloro che sostengono si possa ricorrere giustamente alle armi, secondo il diritto delle genti, al fine di indebolire una potenza ostile che sta accrescendosi e che, una volta accresciutasi, potrebbe arrecare grave danno. Riconosco che nelle deliberazioni intorno a una guerra anche questi argomenti possano pesare, ma non dal punto di vista della giustizia, sì da quello dell'utilità; così che se per un altro motivo una guerra può essere definita giusta, per questo motivo si può dire che essa è stata iniziata anche secondo prudenza (e questa è in realtà l'opinione degli autori che vengono citati a questo proposito). 

Ma è contrario a ogni misura di equità che la possibilità di subire violenza dia diritto a esercitarla: è destino della vita umana che non possiamo mai vivere in piena sicurezza, e rispetto alle paure indeterminate ci si deve tutelare col cercare protezione nella divina provvidenza e in misure prudenziali non offensive, e non certo nella violenza.
(Ugo Grozio, De jure belli ac pacis, Libro II, cap. I, § 17)

venerdì 26 aprile 2013

Troika


Cos’è questo mortorio! Questi parassiti non fanno niente per la festa di questo giorno! Urlate di gioia! Fate quello che volete, ma soprattutto ridete! Su, imbecilli! Fateci vedere che siete felici, avanti ridete!
(Salò o le 120 giornate di Sodoma)

Ce lo chiede l'Europa!
(Napolitano, Monti, Letta)

venerdì 19 aprile 2013

eXcaptum

Se il sovrano, nelle parole di Carl Schmitt, è colui che può proclamare lo stato di eccezione e sospendere così legalmente la validità della legge, allora lo spazio proprio della sovranità è uno spazio paradossale, che è, nello stesso tempo, dentro e fuori l'ordinamento giuridico. Che cos'è, infatti, una eccezione? È una forma dell'esclusione. È un caso singolo, che è escluso dalla norma generale. Ma ciò che caratterizza l'eccezione è che ciò che è escluso non è semplicemente senza rapporto con la legge; al contrario, la legge si mantiene in relazione con essa nella forma della sospensione. La norma si applica all'eccezione disapplicandosi, ritirandosi da essa. L'eccezione è veramente, secondo una possibile etimologia del termine (excapere) presa fuori, inclusa attraverso la sua stessa esclusione.
Propongo (raccogliendo un suggerimento di Jean-Luc Nancy) di chiamare bando (dall'antico termine germanico che designa tanto l'esclusione dalla comunità che il comando e l'insegna del sovrano) questa relazione tra la norma e l'eccezione che definisce il potere sovrano. Colui che è, in questo senso, «messo al bando» non è solo escluso dalla legge, ma questa si mantiene in relazione con lui abbandonandolo.
Per questo del «bandito» (in questo senso più ampio, che include l'esiliato, il rifugiato, l'apolide) non è possibile dire (come del sovrano) se egli sia dentro o fuori l'ordinamento.
(Giorgio Agamben, Mezzi senza fine)