Tutti gli idoli svaniscono
di fronte all’energia straordinaria di quest’ultimo, dell’Idolo: che
all’individuo, a ciascun individuo, spetti godere, senza alcun limite esterno,
di tutto il potere che può. E tuttavia, nelle maglie di quest’Idolo tutte le
volontà sono irretite; di fronte ad esso tutte si genuflettono; in esso si
eguagliano, si confondono, divengono infinita moltitudine. Si forma così il
corpo dell’Anticristo, come “società” degli ultimi uomini. Essi danno vita a
“un solo gregge”, ma è un gregge che non tollera pastori, poiché il “pastore”
già detta dall’interno di ogni loro movimento e pensiero: che felicità sia a
vostra misura; “Che cos’è amore? E creazione? E anelito? E stella?”; è compiuto
l’uomo; “si avvicinano i tempi in cui l’uomo non scaglierà più la freccia
anelante al di là dell’uomo” (Nietzsche, Prologo di Zarathustra) .
Nessuna anarchia;
all’opposto: arché, principio e guida spettano all’ultimo uomo rappresentato
dall’Antikeimenos; ma qui l’idea di rappresentazione gioca in forma capovolta
rispetto alla figura del katechon.
L’Avversario “rappresenta” gli ultimi uomini, che ne costituiscono corpo e energia, predicando la loro “libertà” da ogni “rappresentante”, la loro compiuta autonomia. L’Avversario rappresenta de-costruendo ogni rappresentabilità.
L’ordine dell’Antikeimenos deve essere sentito dall’ultimo uomo come privo di ogni valenza rappresentativa. L’essere-rappresentati finisce con l’apparirgli sinonimo di violenza o coercizione. È, alla fine, l’idolo del Sé che egli adora. In questo modo l’Empio si oppone a ogni katechon, fino a sradicarlo. Egli “rappresenta” le forze non contenibili, e perciò non rappresentabili, dell’ultimo uomo. Ma irrappresentabile diviene, con ciò stesso, anche ogni trascendente, anzi: l’idea stessa che l’uomo ek-sista in quanto facoltà di trascendersi. Della pura immanenza, chiusa in sé, è impossibile farsi immagine, così come della sovra-essenzialità divina.
Esausto si fa allora il tempo messianico di fronte all’energia dell’ultimo uomo. Non vi è né Fine, né attesa, se non quella che sempre si ripete della soddisfazione del proprio individuale appetito. L’ultimo uomo eternamente ritorna (il convalescente, in Così parlò Zarathustra), in un’infinita durata scandita dalla produzione e riproduzione dei bisogni. Nella sua inospitale individualità egli è perciò anche l’essere più dipendente che si possa concepire – dipendente dal sistema “universale” che quella produzione e riproduzione assicura. Egli vive, in ogni senso, soltanto nella sua rete. Irretito nel potere dell’Antikeimenos, incapace di innalzarsi.
La sua epoca – che egli pretende compimento non solo della storia, ma dello stesso genere “uomo” – è quella della rete, proprio nella sua metafisica differenza rispetto al segno della croce, nella sua radicale anticristicità. Le direzioni della prima si dispongono integralmente sull’orizzontale, e il suo progetto consiste nell’annullare nell’hic et nunc dello spazio globale il senso stesso del tempo escatologico-messianico; quelle della croce, all’opposto, segnano l’irrompere imprevedibile dell’Eterno sul piano della distensio temporis – Eterno che sempre su di esso si rappresenta, ma sempre anche, insieme, si ri-vela.
L’Avversario “rappresenta” gli ultimi uomini, che ne costituiscono corpo e energia, predicando la loro “libertà” da ogni “rappresentante”, la loro compiuta autonomia. L’Avversario rappresenta de-costruendo ogni rappresentabilità.
L’ordine dell’Antikeimenos deve essere sentito dall’ultimo uomo come privo di ogni valenza rappresentativa. L’essere-rappresentati finisce con l’apparirgli sinonimo di violenza o coercizione. È, alla fine, l’idolo del Sé che egli adora. In questo modo l’Empio si oppone a ogni katechon, fino a sradicarlo. Egli “rappresenta” le forze non contenibili, e perciò non rappresentabili, dell’ultimo uomo. Ma irrappresentabile diviene, con ciò stesso, anche ogni trascendente, anzi: l’idea stessa che l’uomo ek-sista in quanto facoltà di trascendersi. Della pura immanenza, chiusa in sé, è impossibile farsi immagine, così come della sovra-essenzialità divina.
Esausto si fa allora il tempo messianico di fronte all’energia dell’ultimo uomo. Non vi è né Fine, né attesa, se non quella che sempre si ripete della soddisfazione del proprio individuale appetito. L’ultimo uomo eternamente ritorna (il convalescente, in Così parlò Zarathustra), in un’infinita durata scandita dalla produzione e riproduzione dei bisogni. Nella sua inospitale individualità egli è perciò anche l’essere più dipendente che si possa concepire – dipendente dal sistema “universale” che quella produzione e riproduzione assicura. Egli vive, in ogni senso, soltanto nella sua rete. Irretito nel potere dell’Antikeimenos, incapace di innalzarsi.
La sua epoca – che egli pretende compimento non solo della storia, ma dello stesso genere “uomo” – è quella della rete, proprio nella sua metafisica differenza rispetto al segno della croce, nella sua radicale anticristicità. Le direzioni della prima si dispongono integralmente sull’orizzontale, e il suo progetto consiste nell’annullare nell’hic et nunc dello spazio globale il senso stesso del tempo escatologico-messianico; quelle della croce, all’opposto, segnano l’irrompere imprevedibile dell’Eterno sul piano della distensio temporis – Eterno che sempre su di esso si rappresenta, ma sempre anche, insieme, si ri-vela.
(da Cacciari, M., Il potere che frena, Adelphi)
Sei veramente talentuoso.
RispondiEliminaquale testo avrebbe potuto 'spiegare' in maniera più efficace quella immagine? :D *
RispondiElimina@Giorgio A. Iacono
RispondiEliminaGrazie Giorgio per il tuo apprezzamento!
@petrolio-muso
Sicuramente non avrei potuto scegliere un testo giornalistico. Il giornalismo ha usurpato la nozione di attualità, come ben sappiamo ;-) E poi la vera sfida consiste nell'essere contemporanei, anziché attuali.
Hai scelto un testo affascinante che ho letto poco tempo fa suffragato da un' immagine, ancora una volta, notevole. Rappresi in un eterno spazio-tempo orizzontale.
RispondiElimina;-)
@Arthur Rêve
RispondiEliminaGrazie Arthur! Vedo che condividiamo diverse letture :-) Un altro testo di teologia politica (e di teologia economica) che mi ha molto appassionato è quello di Agamben, "Il Regno e la Gloria".
Affascinante davvero. A me, eretica, il testo di Cacciari fa venire in mente un brulicare di insetti. La tua cupa, splendida immagine mi pare invece priva di un elemento: il cartello "torno subito".
RispondiElimina@Cri
RispondiEliminaOppure “404 Error” :)
Non sarà subito, domani o dopodomani. La figura successiva all’ultimo uomo è l’uomo che vuole perire.
bisogno inteso anche come desiderio, è questo, fondamentalmente, il limite dell'uomo, la sua trappola mortale.
RispondiEliminal'uomo animale è insaziabile.
ciao Humachina, e grazie per la tua squisita presenza!;-)
@Carla
RispondiElimina:)Un presente remoto.
Grazie per la segnalazione, di Agamben non ho ancora letto nulla.
RispondiElimina;-)
Volevo complimentarmi per il disegno, ma prima cercavo di capire quel che scrive Cacciari, mica ci riesco, finisco sempre in "stack overflow" :-)
RispondiEliminaGrazie Elio!
RispondiEliminaA proposito del testo di Cacciari - e della II Lettera ai Tessalonicesi di Paolo - l'ortodossia humachiniana produce la seguente esegesi: il katechon è l'Urss, mentre von Hayek è il primo dei servi dell'Antikeimenos.
Mi unisco a elio C nei complimenti per il disegno (inviterei qualche reuccio nostrano a sedersi sul trono) e nella perplessità nei confronti del testo di Cacciari.
RispondiEliminaCioè, non si capisce un cazzo, ma sembra qualcosa di molto intelligente.
E' la descrizione del Movimento 5 stelle in linguaggio teologico-politico.
RispondiEliminaAnche a me questo libro è piaciuto molto. Visto che lo citi, ti segnalo il pamphlet di Agamben "Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi", che bazzica luoghi analoghi.
RispondiEliminaG
ps
Sono contento di aver incocciato il tuo blog. T'aggiungo immantinente ai preferiti.
Grazie Giovanni, apprezzo molto Agamben e quel suo testo non l'ho ancora letto.
RispondiEliminaVedo dal tuo blog che - pur operando in tutta Europa - sei di Trieste. Una città che amo molto. Ciao!