IL BLOG


IL MOVIMENTO REALE AL FOTOFINISH CON LO STATO DI COSE LATENTE.


mercoledì 14 novembre 2012

IDOLA, FuORI! 25 - Il falso è l'intero

Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso, scriveva Guy Debord più di quaranta anni fa. 
La satira – la cui morte per afasia ha per epitaffio la celebre battuta di Karl Kraus, su Hitler non mi viene in mente nulla – non potrà dunque riattivare il proprio discorso appellandosi semplicemente all’oggettività dei fatti, o meglio all’attendibilità delle notizie che pretenderebbero di riferire quegli stessi fatti.  Perché proprio dinanzi all’indicibilità di un fatto (l’ascesa del nazismo) essa è ammutolita. 
Le ragioni dello scacco vanno ricercate nell’espropriazione stessa della lingua. 
Il capitale fa una cosa sola, accumula indefinitamente se stesso (al punto tale da transustanziarsi  in immagine), e indefinitamente produce desertificazione. Il totalitarismo è solo una delle sue innumerevoli manifestazioni. Dunque la stessa potenza sociale linguistica, ovvero ciò che rende possibile la comunicazione e lo strutturarsi di forme-di-vita umane (bios), è oggi scissa dall’essere e ricostruita in un orizzonte separato, completamente disponibile all’estrazione di plusvalore. Ciò che univa concretamente, ora unisce nella separazione. Lo spettacolare integrato – in cui si raccolgono le rovine della letteratura, dell’arte, della politica – costituisce il compimento del processo: il falso è l’intero.

sabato 10 novembre 2012

Nuda vita

In quanto i suoi abitanti sono stati spogliati di ogni statuto politico e ridotti integralmente a nuda vita, il campo è anche il più assoluto spazio biopolitico che sia mai stato realizzato, in cui il potere non ha di fronte a sé che la pura vita biologica senz’alcuna mediazione. Per questo il campo è il paradigma stesso dello spazio politico nel punto in cui la politica diventa biopolitica e l’homo sacer (l’uomo votato alla morte) si confonde virtualmente col cittadino.[…] Se questo è vero, se l’essenza del campo consiste nella materializzazione dello stato d’eccezione e nella conseguente creazione di uno spazio per la nuda vita come tale, dovremo ammettere, allora, che ci troviamo virtualmente in presenza di un campo ogni volta che viene creata una struttura, indipendentemente dall’entità dei crimini che vi sono commessi e qualunque ne siano la denominazione e la specifica topografia. Sarà un campo tanto lo stadio di Bari in cui nel 1991 la polizia italiana ammassò provvisoriamente gli immigrati clandestini albanesi prima di rispedirli nel loro paese, che il velodromo d’inverno in cui le autorità di Vichy raccolsero gli ebrei prima di consegnarli ai tedeschi, tanto il campo profughi al confine con la Spagna nei cui pressi morì Antonio Machado, che le zones d’attente negli aeroporti  internazionali francesi in cui vengono trattenuti gli stranieri che chiedono il riconoscimento dello statuto di rifugiato. 

(Giorgio Agamben, Che cos'è un campo?, in Mezzi senza fine, note sulla politica, 1996)

mercoledì 7 novembre 2012

giovedì 1 novembre 2012

IDOLA, FuORI! 24 - Politica peccans

Se i politologi internazionali guardano all’Italia per individuare le tendenze reali dentro la crisi delle liberaldemocrazie occidentali, la Sicilia sembra essere, rispetto al fenomeno, una lente analoga a quella attraverso cui lo scienziato iatromeccanico Malpighi osservava il mondo anatomico nelle sue anomalie più mostruose.
Il deforme/difforme costituisce una sorta di microscopio della natura, poiché le manifestazioni teratologiche sono ingrandimenti che permettono l’analisi della normalità a chi le sa leggere e interpretare. Pure oggi, e anche in ambito politico, l’irregolarità è più interessante del generale e spiega la regola.
Per dire, è lo studio dello stato d’eccezione a permettere un’analisi più approfondita della sovranità.

Il voto siciliano, letto nella sua degenerazione (come sottrazione a un genere, a una forma), conferma l’effetto a medio termine della disintegrazione (biennio 1992-’94) della democrazia italiana fondata sui partiti, la fine della rappresentanza, la fede idiota nel miracolo del “nuovo inizo” (più o meno uno a settimana), l’occupazione dello spazio politico da parte di forze demagogico-rottamatrici – le cui pulsioni di innovazione esprimono piuttosto la conservazione più tradizionale –, il passaggio dalla politica organizzata che crea il soggetto (la classe) al movimentismo informe che assoggetta.