Il giornalismo indica un
complesso di pratiche caratteristiche di una coscienza interiormente scissa,
subalterna al darsi immediato delle cose (gli intercambiabili “fatti del giorno”),
incapace di innalzare se stessa alla decifrazione storica del
Reale. Il giornalista – che
tallona le “notizie vere” (sic!) – è dunque un’anima tisica che non conosce l’intimo
travaglio dialettico dello Spirito, ma solo il palpitare romantico del liquame
del cuore. Privato di ogni narrazione ideale, quanto più insegue l’attualità
del mero fatto, tanto più si scopre infelicemente anacronistico.
Compagni! Camerati!
Rompete le catene, liberate i vostri talenti, smascherate
le astute operazioni di disciplinamento sociale sottese all’informazione, alla
cronaca, al giornalismo, alla satira, a tutti i sottoprodotti dell’industria
culturale.
Diffidate delle agitazioni
di superficie, e immergetevi a cogliere la concretezza profonda delle possenti
ondate.
L'argomento dell'informazione pilotata e soggiogata è antico...
RispondiEliminatalmente antico che ormai è storia. In un contesto un po' più ampio, Arrigo Petacco sostiene che le menzogne degli sconfitti diventano crimini di guerra, mentre le menzogne dei vincitori diventano storia.
Bentrovato John!
RispondiEliminaL’informazione è una delle forme che lo spettacolo assume. Andrebbe distrutta “poiché nemica della cultura, a sua volta da distruggere in quanto avversaria dell’analfabetismo, che andrebbe recuperato”.
recuperare l'analfabetismo?! La sparata è ad effetto, ma sfugge il senso, ai mortali almeno...
RispondiEliminaVeritas: Humachina
RispondiEliminaQuis interpretabitur?