Epoca
Chi potrà, mia epoca, mia
belva,
fissarti nelle pupille un
istante
e di due secoli agganciare
le vertebre
incollandole con il
proprio sangue?
Le cose terrestri dalla
gola
zampillano sangue
carpentiere;
sul limitare dei nuovi
giorni
chi, se non il mangiaufo,
trema?
La creatura fino a che c’è
vita
deve in giro portare la
sua schiena,
e l’onda, il flutto al
gioco si affidano
di un’invisibile spina
dorsale.
Tenera cartilagine di
bimbo
è l’epoca neonata della
terra:
di nuovo hanno sacrificato
l’apice
della vita come fosse un
agnello.
Per scioglier l’epoca
dalle catene,
per dare inizio a un mondo
nuovo
bisogna, a mo’ di flauto,
unire insieme
le piegature dei nodosi
giorni.
È l’epoca a gonfiare d’angoscia
umana il flutto che s’increspa;
e l’aurea
misura dell’epoca ha il
respiro
della vipera nascosta fra
l’erba.
E ancora le gemme si
gonfieranno,
la vegetazione schizzerà
talli,
ma, epoca mia, bellissima
e grama,
è in pezzi la tua spina
dorsale.
E con un povero sorriso
demente
ti volti a guardare
crudele e fiacca,
come una belva che fu
agile un tempo,
le orme lasciate dalle tue
zampe.
Osip Mandel’štam
Epoca dalle facili profezie e senza profeti, è questa la nostra epoca, dove la strada è segnata, incidenti compresi e declino già in conto. Solo qualche poeta sussurra le sue visioni, ma basterà un premio letterario a fargli credere che quelle visioni sono un esercizio di stile.
RispondiEliminaGrazie per avermi fatto conoscere i versi di un poeta che non conoscevo.
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RispondiEliminaGrazie a te, Antonio.
RispondiEliminaSono quasi venticinque anni dalla "fine delle grandi narrazioni". E ancora oggi continua la meschina gara al necrologio: morte della storia, morte della politica etc.
Il tutto, in Italia, condito col solito provincialismo d'accatto.
Niente è più anacronistico dell'attualità.
Alla fine l'hanno fatta diventare vera questa storia della fine della storia, ma non nel senso che in origine era stato concepito. Quel movimento nel cui seno nacque quell'idea ne voleva fare un messaggio etico, per non cadere nelle trappole delle verità del '900 e nelle sue tragedie, invece si è rivelato la vittoria della non-storia, della non-politica, della non-democrazia. Una volta consumata una merce se ne produce un'altra, senza troppe sorprese ed evitando le oscillazioni dei prezzi. Perdona la brutale sintesi nel commento, in questo post mi sono concesso qualche parola di più... ancora scrivevo post lunghi, adesso non ne ho più voglia. Ciao.
RispondiEliminaHo letto, e trovo significativo - come nota a margine - ricordare che "La società dello spettacolo" ha avuto la sua prima pubblicazione già nel 1967.
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