IL BLOG


IL MOVIMENTO REALE AL FOTOFINISH CON LO STATO DI COSE LATENTE.


lunedì 31 ottobre 2011

sabato 29 ottobre 2011

Fottuti

Il passato è un tiranno, infatti sarebbe meglio non avercelo. D'altra parte il futuro è ricattatorio, dunque non resterebbe che il presente, notoriamente menzognero.

mercoledì 26 ottobre 2011

IDOLA, FuORI! 15 - Soggetti forti

Fino a quaranta anni fa essere operai, essere donne significava l’incarnazione di uno stile di vita di cui andare orgogliosi, un modo speciale per soddisfare i propri desideri e bisogni. Qualcosa di ontologico ancor più che politico, una potenza affermativa che ha saputo strappare e determinare diritti fondamentali, prima che tutti diventassero borghesi e lo spirito di scissione s’illanguidisse nell'anestetica rincorsa collettiva ai consumi.

Se il desiderio è l’essenza attuale di una cosa, che cosa desiderano i precari oggi, e soprattutto come lo desiderano, in quali forme? Domanda ineludibile, perché “precariato” non denota più semplicemente una condizione di “lavoro atipico”, com’era agli inizi del XXI secolo (anni 1989-91: il Novecento, secolo brevissimo), bensì indica una particolare situazione esistenziale, affettiva, comunicativa etc. tendenzialmente permanente. Non è gavetta, è l'intera vita.

È condizione dura e difficile, e noi non cessiamo di analizzarla e di denunciarla. Rifiutiamo però la definizione – tanto cara al paternalismo imbecille attecchito in casa PD e CGIL – di “soggetti deboli”, perché il lavoro – anche se sovente si sviluppa in contesti di miseria – non è debolezza né indigenza, ma forza materiale, gioiosa, creativa e resistente.

A noi piace lavorare. E poiché resistere – ne siamo persuasi – significa esistere diversamente, un’autentica pratica politica, proprio per l’autonomia attraverso cui eccede le abituali concezioni, costituisce differenza e non resta intrappolata nella fasulla alternativa dialettica/oppositiva che in Italia ha assunto – e continua ad assumere – le fattezze grottesche di un antiberlusconismo che parla lo stesso linguaggio del potere.  Ineffettuale, sterile, improduttiva, pericolosa è infatti quella prassi uggiosa capace solo di opporre un contro-mood al mood dominante (come disse una volta Enrico Ghezzi). Tutto il sottobosco dell’antipolitica ne è impregnato.

Le idee che costruiamo e di cui ci appropriamo non costituiscono dunque una sovrastruttura orientata a determinare dogmaticamente le nostre condotte, al contrario le usiamo, le ibridiamo, ci giochiamo, perché il gioco – diversamente dal vile scherzo – è sempre cosa serissima. 

martedì 11 ottobre 2011

IDOLA, FuORI! 14 - "Stay foolish"

L’individuazione si dà nella dimensione comunitaria, ma l’individuo è l’astratto borghese.

Un “dettaglio” che fatica a entrare nei crani vuoti di tanti sedicenti liberali di casa nostra, tutti presi dal sogno imbecille di una comunità di soggetti perfettamente autonomi e placidamente calzati in un mondo altrettanto singolarizzato, fatto su misura con tariffe personalizzate, salari personalizzati, diete personalizzate, apprendimento personalizzato, leader politici personalizzati… in una parola, Omnitel: “Tutto gira intorno a te”. L’unica libertà è quella ideologica dell’individuo, o meglio del consumatore (sempre e comunque triste, solitaria e insoddisfacente, poiché la produzione non è oggi evidentemente collettiva). E poiché viviamo in un mondo di marchi, ricordiamoci anche dello slogan di Fastweb, nelle parole di un celebre evasore fiscale: “Ognuno dovrebbe essere libero di fare come crede”, ma questo può darsi solo nell’orizzonte già spezzato di chi acquista e consuma un servizio.

L’annientamento di ogni discorso indicante uno straccio di coscienza storica e politica è diventato uno sport, e lo stato di cose presente sembra non richiedere giustificazioni. Esso appare, dunque è tutto ciò che può essere, e tutto ciò che esiste è anche buono: il mantra del capitale monologante. Allora forse qui giova ricordare qualcosa di Marx, parole che non costituiscono funamboliche demagogie da spot, perché sono parole dotate di senso.

La condizione dell’uomo è condizione collettiva di relazione e comunicazione (La ricchezza spirituale reale dell’individuo dipende interamente dalla ricchezza delle sue relazioni reali, si legge nell’Ideologia tedesca): facoltà reificate per separazione dal comune e sussunte oggi completamente nel rapporto capitalistico. Che cos'è infatti la produzione? È il lavoro vivo, a cui – nell’epoca del terziario dominante, del linguaggio come forma avanzata di comunità, della socializzazione della produzione, del lavoro immateriale/intellettuale – il capitale risponde con la sua oggettivazione in valore di scambio, allo scopo di mettere a profitto ogni elemento che qualifica un’esistenza particolare come umana: relazione, affettività, improvvisazione, comunicazione, immaginazione, creatività, intraprendenza – tutto quanto viene evocato dalle chiacchiere dei pubblicitari fino ai discorsi di un miliardario con il pancreas in metastasi a Palo Alto – sono nient’altro che un accumulo di merci.

Il terzo settore, che reifica il linguaggio in risorsa da sfruttare per la valorizzazione del capitale, ne è un esempio. Nei Grundrisse, Marx sostiene come il linguaggio consista nell’esserci stesso della comunità, il suo modo naturale d’esistere. Ed ecco conclamato un aspetto del biopotere nell’attuale organizzazione e divisione del lavoro: la ricchezza si produce appropriandosi direttamente di competenze immateriali, relazionali, comunicative e affettive (come risulta in modo esemplare nel marketing). Le ciance dei copywriter sono ormai l’unica mercanzia sulla piazza. Non si promuove più il prodotto ma la sua vendibilità. Quando si compra un nuovo cellulare o una nuova automobile non si acquista tanto nuova tecnologia (i cui costi di produzione e il prezzo, man mano che la sua potenza aumenta, tendono allo zero), quanto un nuovo servizio che contribuisca a rinnovare il rilievo pubblico dell’acquirente, di cui deve essere noto il profilo sociale individualizzato (di qui, il contributo prezioso dei social network). Un’individualità astratta, perché ricostruita in un rapporto di separazione dalla viva comunità politica, la quale sola si esprime in singolarità concrete.

E proprio perché la competitività risulta via via impraticabile a causa del dispiegarsi progressivo di tutta l’innovazione e la potenza della tecnica, il valore economico tende a costituirsi direttamente dentro i rapporti sociali. La catena di montaggio è ovunque, dentro e fuori la fabbrica, dai primi baci agli ultimi addii.

mercoledì 5 ottobre 2011

IDOLA, FuORI! 13 - Freedom is slavery

La libertà implica l'esistenza di un sistema di giudizio, e viceversa. La libera volontà è un trucco teologico per rendere l’umanità responsabile e giudicarla colpevole. Evidentemente si può giudicare qualcuno reo solo a patto di riconoscergli il libero arbitrio. Dunque è vero, nulla è più atrocemente vincolante della libertà.