IL BLOG
IL MOVIMENTO REALE AL FOTOFINISH CON LO STATO DI COSE LATENTE.
sabato 24 ottobre 2020
mercoledì 21 ottobre 2020
venerdì 16 ottobre 2020
Humachina per la Giornata dell'alimentazione [appunti dal taccuino EXPO 2015 ]
Il cibo, cotto o crudo che sia, è
in ogni caso “mondo lavorato”, incorpora cioè lavoro umano, è il prodotto di
attività integrate, di complesse mediazioni sociali.
Nella vetrina EXPO, ogni riferimento alla
base concreta e materiale della lavorazione sottesa alla preparazione degli alimenti
è amputata in partenza. I piatti, i cibi, le portate sono
presentate come realtà scisse e a sé stanti. Non cose, ma oggetti. Merci feticizzate.
Catturati nella fantasmagoria, si assiste addirittura a un duplice grado di astrazione, giacché il cibo
non solo è separato dalla sua lavorazione concreta, dai rapporti sociali
implicati, ma è presentato – sarebbe meglio dire messo in scena – in una forma essa stessa definitivamente
disincarnata.
Non è cibo mangiabile, è il suo spettacolo, la sua ultima
illustrazione. In particolare modo, la sua immagine digitalizzata (es. il
padiglione giapponese).
L’operazione di falsificazione
spettacolare del mondo in EXPO prevede che la rappresentazione del cibo debba
manifestarsi nella sua forma più pura e illusoria, ipnotica. Il cibo si vede e basta.
Non si consuma.
Le zone di ristoro sono collocate nel punto cieco del
palcoscenico, sottratte allo sbrilluccichio dei padiglioni. Per acquistare e mangiare
un panino scadente occorre defilarsi nelle aree periferiche, dove pure stanno i
cessi.
La consumazione implica la masticazione,
la digestione e la deiezione, tutte pratiche che rimandano a una materialità concreta
che il dogma dello spettacolo deve occultare ed esorcizzare.
Il cibo a EXPO si smaterializza, si
spiritualizza, diventa sovrasensibile, misteriosamente sociale, autonomo e
indipendente, un feticcio danzante davanti ai visitatori dei padiglioni, passivi spettatori inebetiti dall’evento.
Le immagini fluttuano in rutilanti animazioni
digitali su grandi schermi, come accade presso lo stand sudcoreano.
martedì 6 ottobre 2020
Per un'arte davvero totalitaria
Solo Humachina è vero Totalitarismo.
1-Humachina esprime una concezione totale della storia
poiché – avendone afferrato il concetto puro – ha sterminato
definitivamente il Tempo.
2-Humachina è trascendenza assoluta che non può dunque essere smentita da alcun dato empirico.
3-Humachina, dai dieci punti assiomatici costitutivi del proprio
Manifesto , deduce necessariamente da sé l’intero Mondo.
Affermiamo dunque, senza tema di smentita, che
fascismo, nazismo e stalinismo non furono abbastanza
totalitari per farsi vera avanguardia.
Al palo di valori già stabiliti e derivati, le loro
utopie realizzate non furono che mera oggettivazione di una debole e rachitica volontà
di potenza, esattamente come deboli, malati e patetici furono Benito Mussolini,
Adolf Hitler, Iosif Vissarionovič Džugašvili.
Ma
voi masse, ancora oggi travagliate da virus, da crisi, dalla cattiva qualità
dei tempi, in angosciosa attesa di una nuova aurora, non dovete disperare.
Confidate
in Humachina, perché Humachina difenderà sempre i forti dai deboli.
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