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IL MOVIMENTO REALE AL FOTOFINISH CON LO STATO DI COSE LATENTE.
mercoledì 29 marzo 2017
mercoledì 22 marzo 2017
mercoledì 15 marzo 2017
Giulio Mazzarino
Prenda pur volentieri per se altri tutta la stima;
tu va
in traccia per te d'una ferma, e robusta potenza.
lunedì 13 marzo 2017
lunedì 6 marzo 2017
Ευθανασία
Morale per medici – Il malato
è un parassita della società. In una certa condizione è indecente vivere più a
lungo. Il continuare a vegetare in codarda dipendenza dai medici e dalle pratiche
loro, poi che è andato perduto il senso della vita, il diritto alla vita, dovrebbe attrarre su di sé un
profondo disprezzo nella società.
I medici, dalla loro parte, dovrebbero essere
gli intermediari di tale disprezzo – niente ricette, bensì ogni giorno una
nuova dose di schifo per i loro
pazienti… Creare una nuova responsabilità, quella del medico, per tutti i casi
nei quali l’interesse supremo della vita, della vita ascendente, richiede che si reprima e si sopprima senza
alcun riguardo la vita degenerante –
ad esempio per il diritto alla procreazione, per il diritto di nascere, per il diritto di vivere… Morire con
fierezza, se non è possibile vivere con fierezza.
La morte, scelta liberamente,
la morte effettuata nel tempo giusto, con chiarezza e gaiezza, in mezzo a figli
e a testimoni: in maniera che sia ancora possibile un reale congedo, quando chi
si congeda sia ancora presente, come
pure una reale valutazione di quanto si è conseguito e voluto, una somma della vita – tutto questo in contrasto con quella meschina e orrenda commedia che il
cristianesimo ha fatto dell’ora della morte.
Non si deve mai dimenticare che il
cristianesimo ha abusato della debolezza del morente per violentarne la
coscienza, e del modo medesimo di morire per dare giudizio di valore sull’uomo
e sul suo passato! – Qui si tratta, malgrado tutte le viltà del pregiudizio,
soprattutto di fissare il giusto, ossia fisiologico apprezzamento della
cosiddetta morte naturale: la quale,
tutto sommato, è anche essa solamente una morte “innaturale”, un suicidio. Non si
perisce mai a motivo di altro, ma di se stessi. Soltanto che la morte nelle
condizioni più disprezzabili è una morte non libera, una morte in un tempo sbagliato, una morte da vili.
Si dovrebbe, per amore
della vita, - volere una morte
diversa, libera, cosciente, senza casi fortuiti, senza sorprese…
Infine un
consiglio ai signori pessimisti e altri décadents. Noi non abbiamo nelle nostre mani il potere di impedire di venir
generati: ma possiamo riparare a tale errore – poiché talvolta è un errore. Quando
ci si sopprime, si fa la cosa più
degna di stima che si dia: con questo, quasi si merita di vivere… La società,
ma cosa dico! La vita medesima ha più giovamento da ciò che da una qualsiasi “vita”
vissuta nella rinuncia, nella clorosi e in altre virtù – si è liberato gli
altri dalla propria vita, si è liberato la vita da un’obiezione…
Il pessimismo, pur, vert, si dimostra in
primo luogo attraverso l’autoconfutazione dei signori pessimisti: si deve
proseguire nella sua logica, non solamente negare la vita con la “volontà e
rappresentazione”, come ha fatto Schopenhauer… Il pessimismo, detto per inciso,
per quanto sia così contagioso, ciò malgrado non incrementa complessivamente la
morbosità di un’epoca, di una generazione: esso ne è l’espressione. Si è
esposti a esso, come si è esposti al colera: si deve di già essere abbastanza predisposti
a esso. Il pessimismo medesimo non produce alcun décadent in più, rammento i risultati della
statistica secondi cui gli anni in cui infuria il colera non si differenziano
dagli altri in relazione all’ammontare globale dei casi di morte.
[F. Nietzsche, Crepuscolo degli idoli]
mercoledì 1 marzo 2017
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