IL BLOG


IL MOVIMENTO REALE AL FOTOFINISH CON LO STATO DI COSE LATENTE.


sabato 10 novembre 2012

Nuda vita

In quanto i suoi abitanti sono stati spogliati di ogni statuto politico e ridotti integralmente a nuda vita, il campo è anche il più assoluto spazio biopolitico che sia mai stato realizzato, in cui il potere non ha di fronte a sé che la pura vita biologica senz’alcuna mediazione. Per questo il campo è il paradigma stesso dello spazio politico nel punto in cui la politica diventa biopolitica e l’homo sacer (l’uomo votato alla morte) si confonde virtualmente col cittadino.[…] Se questo è vero, se l’essenza del campo consiste nella materializzazione dello stato d’eccezione e nella conseguente creazione di uno spazio per la nuda vita come tale, dovremo ammettere, allora, che ci troviamo virtualmente in presenza di un campo ogni volta che viene creata una struttura, indipendentemente dall’entità dei crimini che vi sono commessi e qualunque ne siano la denominazione e la specifica topografia. Sarà un campo tanto lo stadio di Bari in cui nel 1991 la polizia italiana ammassò provvisoriamente gli immigrati clandestini albanesi prima di rispedirli nel loro paese, che il velodromo d’inverno in cui le autorità di Vichy raccolsero gli ebrei prima di consegnarli ai tedeschi, tanto il campo profughi al confine con la Spagna nei cui pressi morì Antonio Machado, che le zones d’attente negli aeroporti  internazionali francesi in cui vengono trattenuti gli stranieri che chiedono il riconoscimento dello statuto di rifugiato. 

(Giorgio Agamben, Che cos'è un campo?, in Mezzi senza fine, note sulla politica, 1996)

4 commenti:

  1. Homo sacer e Zyclon B...
    mancano solo le docce...

    RispondiElimina
  2. Pensa che il libro di Agamben è del 1996, e da allora ha trovato solo puntuali conferme. C'è anche un capitolo sulla transizione I-II Repubblica, intitolato Diario italiano, che è ancora la migliore analisi che si possa fare di questo Stivale.

    RispondiElimina
  3. Contiene in forma germinale temi che ha poi sviluppato in saggi successivi, tra cui "Homo sacer" e "Quel che resta di Auschwitz".

    RispondiElimina