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mercoledì 8 agosto 2018

Osemdeseta – I lunghi anni ’80 e l’eredità del 1989 [II parte]: il collettivo NSK (Neue Slowenische Kunst)


Nel 1984, tre realtà artistiche jugoslave – la band multimediale Laibach (fondata nel 1980), il collettivo di arti visive Irwin (1983) e il gruppo di artisti teatrali Scipion Nasice Sisters Theatre (SNST, 1983-’87) – fondarono il più vasto collettivo noto come Neue Slowenische Kunst (NSK), “Nuova arte slovena”. Lo stesso anno, i tre gruppi diedero vita al dipartimento di design Novi kolektivizem. Successivamente, NSK costituì altri soggetti: il Dipartimento di filosofia pura e applicata, Retrovizija (Retrovisione), Film e Graditelji (Costruttori).

Il collettivo NSK, sin dalla prima metà degli anni ‘80, comprese e oggettivò in forme estetiche il progressivo sgretolarsi della Jugoslavia socialista. Nel 1982, il gruppo musicale Laibach produsse un poster intitolato Morte dell’ideologia, in cui erano riconoscibili i ritratti di Marx, Engels e Lenin. Risultò già allora chiaro – nonostante la pervicace volontà del partito di continuare a credere nell’autonomia del socialismo jugoslavo – che il capitalismo stava già proclamando la propria vittoria; erano infatti quelli gli anni in cui il Fondo Monetario Internazionale cominciava a “salvare” dalla bancarotta le economie socialiste europee.

Nel 1990, il Noordung Cosmokinetic Cabinet (l’organismo che subentrò al già citato SNST) portò in scena una produzione teatrale intitolata Kapital; nel 1991 Irwin (il collettivo di arti visive) pubblicò un libro e allestì una mostra sotto il nome di Kapital; nel 1992 i Laibach pubblicarono il loro disco Kapital. In tal modo l’avanguardia NSK reiterava la premonizione che aveva espresso sin dai primi anni ’80: la fine delle ideologie novecentesche e il trionfo dell’ideologia propria del capitalismo totale.

NSK intese subito distinguersi artisticamente dal postmodernismo tipico di quell’epoca. Piuttosto che rifarsi al caratteristico linguaggio leggero, evasivo e politicamente disimpegnato della cultura postmoderna, NSK si appropriò e fuse insieme concetti estetici tra loro antitetici prendendo subito una chiara posizione critica sulle questioni scottanti dell’epoca, sfidando inoltre il proprio pubblico – attraverso azioni e affermazioni provocatorie – ad assumere il medesimo atteggiamento. Questa posizione condivisa nei confronti dell’arte, della borghesia “rossa” e del capitalismo che lentamente andava affermandosi in Jugoslavia, contribuì a forgiare una comunità alternativa, che divenne espressione integrante della società civile e della sfera pubblica nella Slovenia degli anni ’80.

Il materiale culturale elaborato da NSK mostra come gli artisti non intendessero colpire semplicemente le contraddizioni in cui versava l’allora agonizzante socialismo jugoslavo e le sue istituzioni, poiché contemporaneamente l’azione del collettivo orientava la propria potenza critica sul capitalismo globale e sull’egemonia neoliberista che cominciava a farsi mondiale. Ne è prova la costituzione, nel 1992, del progetto NSK-State in Time – uno stato utopico, anche nel senso stringente dell’etimo, poiché privo di spazio territoriale. Uno Stato nel tempo e non nello spazio –, che poneva l’accento sull’indispensabilità di pensare a un modello alternativo tanto al capitalismo quanto al socialismo reale.

Almeno su un piano estetico, il collettivo NSK riuscì a elaborare e a esprimere ciò che altri agenti della società civile del tempo si dimostrarono incapaci di fare. Attraverso la fondazione del progetto NSK – State in Time (1992), il gruppo si presentò come l’unico soggetto in grado di rispondere alla domanda sul tipo di società nella quale s’intendesse vivere dopo il fallimento del socialismo: una comunità globale fondata su principi etici ed estetici.

[fine seconda parte]
                                                                                                             
Fonti: Osemdeseta/ the Eighties – Petek, 21. Aprila 2017. Izdala Moderna galerija, Ljubljana.

Qui la prima parte

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