Non è la prima volta, ma preme nuovamente ricordare Carmelo Bene, il quale, “da ferito a morte”, dedicava “non ai morti, ma ai feriti dell’orrenda strage” una straordinaria Lectura Dantis dalla Torre degli Asinelli a Bologna. Così io interpreto:
Non ai morti – che non testimoniano se non con l’indelebilità del proprio sangue –, ma ai feriti, ancora oggi narratori della lugubre storia di uno Stato fascista e assassino, che prima dilania i vivi e poi finge sulle salme, compiaciuto dell’innocuità immota del cadavere, che non parla più, non lotta più, e muore soltanto.
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