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mercoledì 6 giugno 2012

IDOLA, FuORI! 21 - Satira, una lezione impartita a me stesso

Informazione e moda nell’epoca dello spettacolare integrato sono espressione di un medesimo processo di alienazione. Entrambe descrivono parabole effimere, al ritmo del tempo realmente falsificato della produzione e del consumo di merci. Se sulla passerella l’abito – rendendosi visibile – diviene immediatamente out of fashion, le news compaiono già consunte nell’attimo stesso della loro apparizione: l’attualità è obsolescenza per definizione.

Una satira subalterna ai ritmi evenemenziali della cronaca giornalistica si oggettiva istantaneamente in apologia dell’esistente, una figura della falsa coscienza. La risata può darsi, ma solo all’interno di un orizzonte già spezzato, laddove l’emancipazione è vuoto portamento, e in cui vige incontrastata la ratio di una logica surcodificante e binaria, che automaticamente ripartisce l’informazione in nuova e vecchia, ricalcando indefinitamente l’immagine di un mondo feticcio, completamente informato, cioè dissolto – perché questo fa il capitale – in un accumulo pulviscolare di fatti.

La prospettiva storica di lungo periodo, l’unica capace di dialettizzare e di attingere criticamente a “più ampi destini”, è bloccata e neutralizzata dall’ansia ideologica di un’immobile rincorsa alla notizia.

7 commenti:

  1. Sigh. E ora che faccio? Piango per la disperazione, nella consapevolezza di tutto ciò, o mi dò a un'orgia dionisiaca autodistruttiva sperando di esplodere come una bomba atomica rilasciando una luce accecante come quella del sole?

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  2. Non sprecherei tanta preziosa disperazione per così poco.

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  3. Ok, allora la richiudo nell'armadio ;-)

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  4. Io sono già disperata di mio. Posso offrire? :D
    (MM, spiegami che vuol dire evenemenziale, ti prego ;) )

    (Comunque il pezzo mi pare di capirlo. Ho capito che parli di satira pret-à-porter. E che insomma, anche l'esercizio del laboratorio è sterile, distaccato com'è dal flusso della storia, perché sterile è il lancio delle notizie. Oddio, pare un'interrogazione :D)

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  5. Procedendo con ordine, evenemenziale è un termine storiografico che ho abusivamente sottratto al contesto originario per piegarlo ai miei interessi, e nondimeno il discorso che faccio mantiene una propria fondatezza. Qui lo intendo come effimera agitazione di superficie, come sopravvalutazione dell’individuale (e di tutte le istanze a esso inerenti) in rapporto a movimenti strutturali molto più lenti, enormemente più attuali e concreti, e impercettibili all’immediata coscienza singolare (come può essere il passaggio da un modo di produzione a un altro).
    Il testo è, né più né meno, una sintesi di quanto è già stato sostenuto – in forme meno perentorie – in Baluardi e tecniche satiriche: http://forum.spinoza.it/viewtopic.php?f=5&t=25131
    Posto che l’umorismo – o la satira – è assimilabile a un’attività critica utile a orientarsi nel proprio tempo (in cui resistenza e conoscenza confluiscono in un unico atto solidale), qual è la sua effettività in un panorama segnato dal tramonto della politica moderna e dal dominio di quel rapporto sociale mediato da immagini che è lo spettacolo? Contribuisce a creare o a sottrarre consenso all’ideologia? La “discutibilità del falso” si rende possibile solo in fasi autenticamente rivoluzionarie (in cui l’umorismo diventa esso stesso pratica di emancipazione), mentre io convengo con le tesi di coloro che leggono questo periodo nei termini di un “processo di normalizzazione”. Eppure non sono un disperato. Penso che porre radicalmente una questione faccia già la differenza. Tirarci fuori dallo spettacolo è ora impossibile, ma un conto è volersi placidamente accasare presso il suo epicentro, un altro è collocarsi criticamente ai suoi margini.

    Com’è andata l’interrogazione? ;-)

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  6. Tengo poi a ribadire (come il titolo stesso esplicita) che lo spunto critico investe unicamente la mia persona, nella forma di un monito.
    La questione è ampiamente sentita da diversi nostri amici spinoziani, i quali si pongono il problema nel modo migliore possibile, vale a dire sviluppando valore umoristico collettivamente e in comune.

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  7. Bravissimo, disse lei aggiustandosi gli occhiali sul naso :D

    (Comunque anche il nostro amato lab, dagli epici esordi di comunità di anarchici cazzoni, si sta pian piano normalizzando assumendo un'attitudine di quieto opificio di giochi linguistici, ancorché brillanti, spesso fini a se stessi e dunque innocui, non disturbanti il manovratore. Questo IMHO, ovviamente. E con tutto l'affetto, la gioia e la stima che continuo a provare per tutti voi/loro/noi)

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