IL BLOG


IL MOVIMENTO REALE AL FOTOFINISH CON LO STATO DI COSE LATENTE.


domenica 12 aprile 2020

Carlo Galli – Il Principe di Niccolò Machiavelli [Festival della filosofia, 17/09/2010, Sassuolo] 2/5


[...] "In contemporanea (interrompendo la stesura dei Discorsi), Machiavelli scrive il De Principatibus (il Principe). È non solo il libro più famoso, più letto, più commentato, più tradotto, più maledetto della storia culturale europea. Se c’è un libro importante nella sua Wirkung, nella sua efficacia, è questo. Ma è pure un libro meraviglioso, scritto in una lingua non letteraria, in fiorentino volgare non illustre, una lingua potentissima, densissima, estremamente espressiva, che ha una capacità evocativa, oltre che di profondità intellettuale, assolutamente unica nella storia italiana. Nessuno ha mai scritto di una scrittura funzionale (che vuole cioè trasmettere dei concetti) in modo così meraviglioso come Machiavelli. Senza voler fare il letterato.  

Qual è l’assunto fondamentale della politica di Machiavelli? Abbiamo detto che la politica è esposta al caso, alla fortuna. Non c’è modo di sottrarsi alla fortuna. Con la fortuna devi fare i conti, non esiste strumento logico o pratico che esoneri dal fare i conti col caso.
Perché questa enfasi su questo punto? Perché tutto il nostro modo moderno di pensare alla politica è invece centrato sull’idea che la politica abbia come unico obiettivo quello di esonerarci dal caso. Cioè la politica è pensata come un sistema di tecniche che servono come assicurazione sulla vita, e poi sulla qualità della vita. 

Machiavelli è per l’appunto un teorico del fatto che si deve amare la vita scomoda e non la vita comoda. Non è possibile avere la vita comoda. Oppure è possibile la vita comoda, però bisogna pagare il prezzo terribile della vergogna e dell’irrilevanza. Cioè si può passare la vita senza correre rischi, o pensando soltanto ad accumulare ricchezze, quasi tutti gli uomini lo fanno. Però gli uomini e gli Stati che si comportano così non sono degni nemmeno di essere ricordati, non lasciano traccia di sé nella storia, che è invece l’unico obiettivo, l’unica molla esistenziale che fa sì che gli uomini stiano a questo mondo in modo degno.  

Certo si può stare a questo mondo in modo indegno, cercando la sicurezza e la ricchezza. Però non è politica. Politica è stare al mondo in modo degno affrontando la fortuna, sapendo che il mondo non è apparecchiato per l’uomo. Bisogna pagare il prezzo di questo. Ciò significa essere più pronti ad aggredire la fortuna che non a difendersi dalla fortuna. E sapere che prima o poi, per quanto tu sia bravo, competente, astuto, abile, ti capiterà qualcosa alla quale non avevi pensato. E morirai. Non solo, si distruggerà la tua costruzione. Questo è inevitabile. Però, se sei stato un politico sul serio, i posteri si ricorderanno di te, che è l’unica cosa che vale per essere qualcosa di diverso da miserabili mortali privi di ogni significato. Non è molto cristiano, non gli importa niente della salvezza dell’anima. Non c’è niente da salvare. C’è soltanto da scegliere tra l’essere irrilevanti oppure il tentare di dare una forma, benché provvisoria, al mondo. E in questo Machiavelli è ancora grandiosamente umanista. 

Chi vuol fare politica desidera “acquistare”, cioè ingrandire il proprio potere, il proprio Stato. O te ne stai fuori della politica (come Orazio, che diceva di sé di vivere come un maiale nel gregge di Epicuro) oppure ci entri e accetti le dinamiche obbligate. La principale delle quali è: il potere c’è solo nella misura in cui deve essere aumentato. Non può non essere aumentato.

È una dinamica fatale. Gli uomini naturalmente desiderano acquistare. E sempre, quando gli uomini lo fanno che possono, saranno laudati o non biasimati. Ma quando non possono e vogliono farlo in ogni modo, qui è lo errore e il biasimo. Questa è la logica intrinseca alla politica. Il potere deve essere aumentato. Non può restare fermo. 

Ecco perché Machiavelli, pur avendo praticamente inventato la parola, è lontano dal concetto di Stato (= situazione stabile). Per Machiavelli è intrinsecamente instabile, poiché mosso verso la continua acquisizione del potere. Questa logica ha in sé il proprio premio e la propria pena. Quando entrano in questa logica coloro che se lo possono permettere (cioè quelli che hanno successo), allora questi hanno la lode, o almeno il non-biasimo. Gli altri invece, che non sanno fare politica, sbagliano, falliscono, pagano col biasimo. La politica non è il regno dei buoni sentimenti. Non si dice bravo a un perdente. Si dice bravo solo a chi vince". [...]

FINE SECONDA PARTE

PRIMA PARTE
TERZA PARTE
QUARTA PARTE
QUINTA PARTE

Nessun commento:

Posta un commento